A short improvisation resulting from the sound exploration of a cellar. Launching a couple of recalls with childlike curiosity to hear the behaviour of sound in space, a song begins with bright and harmonics sharp like a knife, and the voice takes on new forms. The author moves circularly in space, ritually generating a state of concentration and experiencing different perspectives as a listener of her own vocal emission. The proposed recording is the ultimate immersion in the relationship with the place: walking slowly, she uses her necklace-harmonica to activate the space, then stops and lets her voice follow the acoustic wave of what the ear has perceived.
Una breve improvvisazione frutto dell’esplorazione sonora di una cantina. Lanciando con curiosità infantile un paio di richiami per sentire il comportamento del suono nello spazio, inizia un canto dagli armonici brillanti e taglienti, come un coltello, e la voce assume forme inedite. L’autrice si muove circolarmente nello spazio, generando ritualmente uno stato di concentrazione e sperimentando diverse prospettive come ascoltatrice della sua stessa emissione vocale. La registrazione proposta è l’ultima immersione nella relazione con il luogo: camminando lentamente usa la sua collana-armonica per attivare lo spazio, per poi fermarsi e lasciare che la voce segua l’onda acustica di ciò che l’orecchio ha percepito.